#lottomarzo

Più di un anno fa ho deciso che non volevo più accontentarmi della strada battuta, della mia “comfort zone”, oggi si dice. Prima, mesi di seghe mentali solo mie perché non volevo ammettere con nessuno di sentirmi scontenta, affaticata per un lavoro che non sentivo più mio. Quando ne ho parlato prima con mio marito e poi con il resto della famiglia, tutti mi hanno circondata di quell’affetto e di quella carica che mi ha dato il via definitivo. Oggi sto lavorando al mio progetto, la strada è ancora lunga e tutta in salita, ma essere felici significa lavorare duramente, con passione, superare la stanchezza e gli occhi che si chiudono perché devi, anzi, vuoi, raggiungere il tuo obiettivo. E ce la farò. Nessuno può immaginare quanta determinazione nascondo, se voglio. So che in confronto alle lotte che la maggior parte di noi donne devono affrontare è cosa da nulla. Sarei stupida se non me ne rendessi conto. Ma rimettersi in discussione alla soglia dei 40 anni, abbandonare tutto e ricominciare da capo con marito, figlio, casa, cane non è stato facile. È stato come però riportare tutto a casa (semicit. che in pochi coglieranno). Ecco perché non solo oggi, ma #lottomarzo tutto l’anno. Perché chi si accontenta non gode, fidatevi.

Imprevisti

A volte succedono cose che non vorresti. Che qualcuno a cui tieni si ammali seriamente, per esempio. Succede che all’improvviso vedi le cose da un’altra prospettiva e le priorità cambiano la loro posizione nella tua personalissima classifica. La vedi piangere e non era mai successo prima, almeno che tu ricordi. Non puoi fare a meno di domandarti se avete qualcosa in sospeso, voi due. Perché spesso le cose non si dicono per timidezza, paura o forse solo perché si dà per scontato che tanto ci rivedremo domani o il prossimo mese. C’è tempo!!! Poi all’improvviso questo tempo sembra debba finire, o forse no, non lo sappiamo ancora e allora decidi che chiedere come sta non basta. E ti metti a scrivere con qualcun altro che hai sempre dato per scontato, anche lui, già, di Guccini e De André, di libri e Università, di Roma e massimi sistemi. E alla fine leggi: “grazie della bella chiaccherata”. E basta questo. Una chiaccherata per capire che forse non tutti i mali vengono per nuocere. Forse gli imprevisti servono a ritrovare e ritrovarsi. Unire e unirsi. A non dare per scontato che ci sia tempo, che nessuno di noi ha davvero in mano i fili della propria vita.